Associazione Culturale “SAN Donato” Varazze (SV) Via Parasio, 1 – Aderente All’ A.N.S.P.I. www.sandonato-varazze.it – sandonatovarazze@gmail.com 4-5 AGOSTO 2018 COLLE DEL PARASIO CELEBRAZIONE E FESTEGGIAMENTI PER SAN DONATO COL PATROCINIO DELLA CITTÀ DI VARAZZE
PRESENTAZIONE Anche quest’anno il 4 e 5 di agosto sul Colle di San Donato nel borgo del Parasio l’Associazione Culturale San Donato con la Confraternita di San Donato mantengono viva l’antichissima tradizione dei festeggiamenti in onore di San Donato. Ogni anno si rende evidente come fede e devozione s’intrecciano con volontariato e impegno nel mantenere vivo un evento che alimenta il senso di appartenenza di una comunità. Quando, come a San Donato, volontari con il loro impegno lavorano per condividere momenti religiosi, culturali o d’intrattenimento, si compie un evento speciale: uomini e donne si incontrano e festeggiano loro stessi, la voglia di stare insieme e di celebrare la propria identità. E questo non è poco. Un grande filosofo, recentemente scomparso, con acute parole ha definito la società in cui viviamo come “ società liquida”. Una società che ha perduto i propri punti di riferimento, che non offre più un tessuto entro il quale ciascun uomo si possa sentire come a casa propria, ma che “condanna alla solitudine il cittadino globale”. Le feste di quartiere sono poca cosa rispetto all’immensità del mercato globale, che induce a vivere per il consumo, sostenendo l’illusione che siano i suoi prodotti a dare la felicità…Ma le nostre feste sono granelli che accanto ad altri granelli, mantengono vivo il senso vero di una comunità…Per questo la Festa di San Donato continua da tempo immemorabile. E per poter continuare, non è sempre la stessa ma cambia, come cambiano i tempi. Nei primi anni del 900 la grande statua di San Donato, opera di G.B. Rebagliati “ u scultu” veniva portata in processione lungo la strada provinciale fino al borgo di Bolzino; oggi la processione si snoda attorno al Colle nel buio della sera e simbolicamente porta la piccola cassa lignea con l’immagine del Santo, ma ancora mantiene il suo autentico significato. Questa pubblicazione informa cittadini e turisti sul programma dei Festeggiamenti e testimonia come San Donato sia sempre considerato un patrimonio dell’intera città: basta osservare le numerose ditte e imprese che con il loro inserto pubblicitario sponsorizzano l’avvenimento. Anche a loro deve andare il più vivo ringraziamento per l’affetto che dimostrano a questa tradizione con il loro concreto contributo. Da tempo la Festa si è arricchita di un prestigioso evento: la consegna del Castrum d’Argento che quest’anno sarà consegnato al Gruppo Teatrale Don Bosco, meritorio gruppo varazzino che fa Teatro e mantiene vivo un importante patrimonio: il nostro dialetto. Tangibile segno che in questa difficile società, in realtà sono in tanti a fare cultura e a mantenere vivo il senso di appartenenza della comunità. Il Consiglio Direttivo dell’Associazione Culturale San Donato
CHIESA DI SAN DONATO – VARAZZE – PARASIO FESTEGGIAMENTI IN ONORE DEL SANTO PATRONO Come consuetudine nella prima domenica di agosto si svolgeranno i festeggiamenti in onore di San Donato,secondo vescovo di Arezzo e martire,nella antichissima chiesa (un tempo pieve e prima parrocchia di Varazze) posta sul colle del Parasio (fra i resti del castrum romano-bizantino), tanto cara a generazioni di varazzini. Programma generale Giovedi 2 agosto Ore 21,00 – Esposizione eucaristica – Vespro – Omelia – Benedizione. Sabato 4 agosto Ore 21,00 – Serata musicale con il complesso “ Nino Morena “. Nel corso dell’intrattenimento si terrà la cerimonia di consegna del prestigioso Premio CASTRUM d’ARGENTO che quest’anno viene assegnato al Gruppo Teatrale Don Bosco, in considerazione dell’impegno e passione profusa nel campo teatrale ed in particolare per il rilancio della cultura dialettale. Saranno presenti le massime Autorità cittadine. Domenica 5 agosto Ore 9,00 – S.Messa celebrata dal parroco di Sant’Ambrogio don Claudio Doglio,animata dal gruppo vocale Chicchi di Riso. Ore 20,30 – Vespri – Al termine processione attorno al colle con la statua del Santo ed i Crocifissi delle confraternite varazzine – Benedizione sacerdotale. Presterà servizio la banda Cardinal Cagliero. Martedi 7 agosto – Festa liturgica di San Donato Ore 20,30 – S.Messa a suffragio dei benefattori defunti.
*Curriculum del Gruppo Teatrale “ Don Bosco “ di Varazze Il gruppo teatrale Don Bosco è una realtà che da più di cento anni lavora per il divertimento e la promozione culturale soprattutto del teatro dialettale. Le sue lontane origini sono rappresentate dalla “ Filodrammatica Don Bosco “ fondata da giovani che frequentavano l’oratorio salesiano fini dai primi anni del secolo scorso. Dopo la seconda guerra mondiale la filodrammatica riprende con impegno il suo cammino animata da giovani e meno giovani che si danno il cambio a calcare le scene. Il gruppo è solo maschile ma dopo gli anni ’60 anche le ragazze vengono ammesse a far parte del gruppo teatrale ed inizia così la storia contemporanea dell’attuale compagnia. Intorno al 1980 il gruppo inizia a portare i sui lavori,rigorosamente in dialetto ligure,ed affrontare il giudizio del pubblico di altre regioni con commedie “ goviane “ e di altri autori liguri contemporanei,sui palcoscenici di numerose città: Verona,Vicenza,Varese,Laveno,Vercelli,Bolzano,Macerata,Latina senza comunque dimenticare gli angli tipici della terra ligure. Le produzioni sono anche servite alla raccolta di fondi per “Telethon” – “30 ore per la vita” – “Aism” – e bambini di Chernobyl,ulteriore prova di un certo modo di fare teatro. Fare teatro amatoriale vuol dire farlo con passione,dedicandogli il proprio tempo libero,ritrovando il piacere di comunicare con gli amici che lavorano ad un progetto comune senza dimenticare le proprie origini e la propria cultura. Gli interpreti delle varie commedie presentate in questi ultimi anni sono: Gianni Way (segretario nazionale della federazione italiana teatro amatori),Gloria Corso,Teresa Bolla,Filippo Ghigliazza,Alfredo Valle,Elvira Todeschi,Eugenio Rusca,Ilaria Colombo,Margherita Alipede,Julia Maklaklova,Paolo Guido,Maria Buscaglia,Piero Molinari. Repertorio: Barba e capelli – Nifer – 47 o morto che parla – O casanova de Camoggi – Articolo v – O barba Nicolin – Tutto in fumme – Sotto a chi tocca – Ne l’è veo…ma ghe creddo – L’aegua cuà – Serse l’avvocato de cause perse -.
Giovanni Celesia (Jan Neer), il nostro Henry Cartier Bresson La fotografia oggi è un'attività considerata di pratica comune, l'enorme sviluppo tecnologico e la diffusione dei sistemi fotografici integrati negli smartphone hanno permesso ad ognuno di noi di cimentarsi in questa materia quotidianamente e con ottimi risultati. In passato non era certamente così: la fotografia iniziò la sua diffusione in ambito commerciale dal 1888 grazie alla kodak che sviluppò un prodotto di massa, ma i limiti tecnici delle fotocamere di fine 800 non erano pochi, ad esempio l'assenza totale di autofocus e di sistemi esposimetrici precisi, l'ingombro notevole e l'elevato costo di sviluppo su lastra. Fotografare quindi non era appannaggio di tutti. I fotografi avevano possibilità minime di sperimentare e spesso si limitavano a scattare unicamente ritratti di famiglia oppure soggetti statici, con relativo uso della fantasia e del talentoartistico. Così non fu per un nostro varazzino che nacque a Casanova, battezzato nella chiesetta della natività di Maria SS.ma, l'11 aprile del 1860, con il nome di Giovanni Maria Celesia. Figlio di Vincenzo Celesia, procuratore del Re d'Italia ed originari di Varese Ligure. Egli fu un eccezionale fotografo, prima per passione e poi anche per professione, dotato di un talento davvero singolare. Le sue fotografie si riconoscono ancora oggi immediatamente, sia per la qualità dell'emulsione, della nitidezza e dello sfocato selettivo, ma anche e soprattutto per la grande cura della composizione, mai banale, un misto tra uno street photographer attuale ed un paesaggista esperto. Il nostro Henry Cartier Bresson. Celesia era in grado di cogliere l'attimo con rara sensibilità, amava fotografare soggetti naturalistici, ma anche ritratti: le sue sorelle erano spesso tra i soggetti sperimentali. Gli anziani che hanno avuto il piacere di conoscerlo, lo descrissero come un uomo molto autoritario e distinto, sempre con la sue Rolleiflex medio formato al collo, un bastone, una coppola ed i pantaloni "alla zuava" dentro ad alti stivali mentre si aggirava per il nostro entroterra che egli amava molto. Si arruolò nell'esercito e vi fece carriera fino al grado di Colonello con cui si congedò. Durante il suo servizio militare ebbe modo di fotografare moltissime montagne della Val d'Aosta e dell'Alta Val Tanaro, collaborò anche con l'autorevole rivista del Club Alpino Italiano e nel 1912 pubblicò un servizio sul Monte Bianco regalando scatti di notevole e riconosciuta bellezza. Giovanni Maria Celesia firmava le sue fotografie utilizzando uno pseudonimo straniero di probabile origine olandese: «Jan Neer». Moltissime sue fotografie sono numerate e firmate con l'acronimo JN oppure J.Neer. Non si conoscono precisamente le ragioni di questo nome d'arte, c'è chi ipotizza che lo adottò a seguito di una lunga permanenza nei Paesi Bassi. Ebbe anche uno studio fotografico a Varazze nel borgo del Solaro presso la farmacia Internazionale, ma operò anche a Savona ed in altre cittadine della riviera ligure. Non abbiamo notizie riguardo la sua vita privata, probabilmente non si sposò e non ebbe figli, morì nel 1946 a Varazze accudito dalle sorelle, nella sua casa in via Arzocco 15. La sua eredità fotografica ci è giunta frammentata ed incompleta e purtroppo non si è mai potuto accedere al suo archivio per intero ed auspichiamo che chiunque possegga fotografie di "Jan Neer" abbia il piacere di condividerle contattando l'Archivio Storico Fotografico di Varagine.it in modo da poterle preservare e divulgare, come un dovere ed un servizio che ciascuno di noi possiede nel tramandarsi del nostro straordinario patrimonio culturale. Paolo Cerruti
Carro-Carattino Nel medio evo e anche in età moderna, i cantieri navali varazzini erano tra i migliori al mondo. La loro fama attirava committenti da tutta Italia e anche dall’estero. A Varazze furono costruite imbarcazioni di tutti i tipi e di tutte le stazze. L’esperienza acquisita in secoli di intensa attività formò abili mastri d’ascia, calafatti, carpentieri e tagliatori di legno, che venivano richiesti da tutta la Liguria. La posizione geografica del nostro paese agevolava i rifornimenti delle materie prime, principalmente del legname, proveniente dal Sassello e dall’Olba. Molte furono le famiglie varazzine che si specializzarono nella costruzione dei natanti: Accinelli, Amico, Baglietto, Bozzano, Bozzo, Busso, Camogli, Carro, Carattino, Cerruti, Ciarlo, Craviotto, Damele, Dondo, Fazio, Fava, Ferro, Gavotti, Guastavino, ecc. Già nel 1200 c’è traccia del cantiere navale del mastro d’ascia Dondo degli Infanti. I suoi discendenti nel 1300 avevano cantieri anche a Savona. Nel 1300/1400 i Gavotti originari del Sassello pur non essendo mastri d’ascia ma ricchi “Signori”, avevano un loro cantiere per piccole imbarcazioni. Molte nobili e ricche famiglie savonesi e genovesi impiegavano i loro capitali, molto spesso frutto di usura, acquistando parti di cantieri e imbarcazioni in difficoltà. Una delle famiglie più antiche e importanti di Varazze era quella dei Carro. Erano “Signori” e occupavano i posti più importanti del tessuto sociale, ma la loro eccellenza era il “capo d’opera” e “mastro d’ascia”. Ma che fine hanno fatto i Carro? Si sono estinti nel 1600? Luciana Gatti e Furio Ciciliot nel loro libro “Costruttori e Navi” hanno fatto una profonda ricerca di tutti i mastri d’ascia varazzini dalla fine del 1400 a metà del 1800. Della famiglia Carro hanno trovato 11 mastri d’ascia e due calafatti, dal 1400 al 1600. Nel 1400 si ha traccia di due cantieri Carro, quello di Giovanni e Pietro fu Antonio e di Antonio fu Francesco. Antonio aveva anche una scuola per apprendisti, ove imparò l’arte del mastro d’ascia il quattordicenne Giovanni Damele di Agostino di Casanova di Varazze, che qualche anno dopo andò a lavorare in Portogallo. Altri abili mastri d’ascia Damele emigrarono a Tabarka, ove si specializzarono nella costruzione di coralline e quando la comunità ligure fu trasferita a Carloforte, i discendenti vi continuarono l’attività. Francesco, Giovanni e Stefano Carro figli di Antonio nel 1500 avevano tre cantieri navali molto attivi e costruirono decine di barchi di tutte le stazze.(brigantini e caravelle) Andrea figlio di Francesco, Bartolomeo di Giovanni e Gio Batta figlio di Stefano, continuarono la frenetica attività per tutto il 1500, recandosi spesso a lavorare in altri cantieri liguri, collaborando nella costruzione di galee a Genova e Livorno. Tra le generazioni successive troviamo Lazzaro e Giacomo di Bartolomeo, Simone e Domenico di GioBatta e Michele fu Pietro. Nel 1600 i cantieri navali Carro spariscono e compaiono quasi dal nulla i cantieri Carattino! Il libro della Gatti e di Ciciliot riporta dodici mastri d’ascia Carattino, dal 1600 al 1800. Nella loro mastodontica ricerca non hanno trovato alcun collegamento tra le due dinastie. I nomi dei primi mastri d’ascia Carattino (1600), ovvero Bartolomeo coi figli Lazzaro, Nicolosio e Giacomo e i loro discendenti Gio Batta e Antonio, hanno una grande affinità coi nomi degli ultimi mastri d’ascia Carro. Non è facile però trovare il collegamento. Nel 1611 e nel 1640 il comune di Varazze fece due censimenti catastali ove troviamo undici nuclei familiari Carro (1611) e nessun Carattino, sei Carro (1640) e un Carattino (1640). Nelle famiglie Carro del 1611 ci sono i mastri d’ascia Stefano, Lazzaro, Domenico, gli eredi di Simone, di Lazzaro, di Giacomo; il capitano marittimo Antonio Maria; le famiglie di Gio Andrea e Pietro Gerolamo; Battistina fu Giovanni Carro, Despina Carro Ghigliazza, Petrineta Carro Baglietto. Nelle famiglie Carro del 1640 troviamo i mastri d’ascia eredi del fu Bartolomeo e del fu Stefano Carro; gli eredi del capitano marittimo Antonio Maria Carro; Gio Francesco Carro fu Gio Andrea, Simone Carro fu Gio Andrea, Lazzaro Carro fu Domenico (parroco). Domenico Carro ebbe anche una figlia, Doralice, che sposò Gerolamo Ansaldo, ricco proprietario varazzino, dal quale ereditò una cartiera lungo il Teiro. L’unica famiglia Carattino accatastata nel 1640 è quella degli eredi del fu Lazzaro. Sono elencate le sue proprietà: -
Una casa nel “Borghetto” valore 500 -
Terra con casa “nelli Ferrari” “ 700 -
Terra “Belvedere” “ 125 C’è un atto notarile di vendita del 2 Gennaio 1639, notaio Gio Sisto Chiodo tra il “Sig.”Antonio Giussino fu Giovanni (venditore) e mastro Bartolomeo Carro fu Lazzaro (compratore) di una terra vignata posta a S. Nazaro e Celso in località detta “ li Ferri”, ove detto Bartolomeo aveva già una proprietà confinante. Sempre sullo stesso atto il 5 Ottobre 1654 il Sig. Francesco Giussino figlio del fu Antonio rilasciò la quietanza del definitivo pagamento, con gli interessi al mastro Nicola Carro figlio del fu Bartolomeo. La proprietà comprata da Bartolomeo Carro è la stessa proprietà che un anno dopo troviamo attribuita agli eredi del fu Lazzaro Carattino (catasto 1640), come abbiamo visto! I nomi Lazzaro, Bartolomeo e Nicola sono gli stessi dei mastri d’ascia Carattino. Il 7 Luglio 1639 sui registri della curia penale del comune di Varazze, conservati all’archivio di stato di Savona, c’è una denuncia contro Nicola Carro, poi corretto in Carattino, per porto abusivo di arma. In un altro registro della curia civile di Varazze del 15/7/1613, pure conservato all’archivio di stato di Savona troviamo citati Domenico Carro fu Gio Batta contro Battistina vedova del fu Giovanni Carattino col figlio Bartolomeo. Come abbiamo visto nella seconda metà del 1500 c’era un mastrod’ascia Bartolomeo Carro fu Giovanni, antenato del fu Giovanni Carattino ? E quindi logico pensare che la dinastia Carro non si sia estinta nel 1600 ma cambiò il cognome Carro in Carattino. Mario Damele
La millenaria storia di Varazze L’ultimo Quaderno di Storia locale pubblicato dall’Associazione Culturale San Donato e ancora oggi in vendita nelle edicole più importanti della città, ha come titolo “ La millenaria storia di Varazze”. Arricchita dalle ottime illustrazioni di Roberto Ciarlo la pubblicazione ripercorre i principali avvenimenti storici che anno interessato Varazze e si sofferma su alcuni episodi che, per la loro particolarità, aiutano a comprendere uno specifico momento storico. Anche in questo caso, così com’è stato in altre ricerche storiche, il punto di vista dal quale guardare e quindi raccontare la storia della nostra città, è unico e particolare: il Colle del Parasio. Non sembri esagerato ricostruire una storia così antica e ricca di avvenimenti facendo perno su di un unico luogo: ma oggettivamente la posizione strategica del rilevo che si erge nell’ansa del fiume ed è stato per secoli unico punto di controllo per i collegamenti tra il mare e l’entroterra, è stata la fondamentale ragione della sua importanza storica. Il colle ha ospitato la più antica fortificazione a difesa dell’Arsenale romano di Navalia e il primo edificio cristiano, ma nel Quaderno di Storia Locale sono ricordati anche i primi reperti archeologici trovati dalla Soprintendenza e che risalgono all’età del ferro, e sono descritti gli insediamenti dei Liguri, dei Romani, dei Bizantini, dei Longobardi, le incursioni saracene, le opere dei Cistercensi… La pubblicazione, che ha incontrato grande interesse fra i varazzini e non solo, è un meraviglioso viaggio lungo l’antichissima storia della nostra città che si snoda per oltre duemila anni e segue un percorso le cui principali tappe vogliamo ricordare, anche per indurre altri concittadini a leggere, apprezzare ed amare “ La millenaria storia di Varazze”. 109 a.C. Viene realizzata la via Emilia Scauri. Fra le mansioni romane di Hasta nell’entroterra di Cogoleto e Alba Docilia, l’attuale Albisola, vi è Ad Navalia: verso l’Arsenale romano. Sul Colle si edifica negli anni seguenti il Castrum, terminale della diramazione che collega l’Emilia Scauri e la fortezza a protezione dell’Arsenale. 313 d.C. L’imperatore Costantino emette un editto che rende libera l’adesione alla religione cristiana. Nel 380 d.C. l’Imperatore Teodosio dichiara il Cristianesimo religione ufficiale dell’Impero Romano. 390 d.C. Nell’ambito della fortificazione del Colle del Parasio, così come in ogni presidio romano, si costruisce il primo edificio religioso cristiano. Una lapide ricorda che è stato realizzato un sacellum cristiano al tempo di Sant’Ambrogio. Il Vescovo di Milano morirà nel 397. 550 d.C. Realizzazione da parte dei Bizantini della cinta muraria per proteggere il colle, i resti della quale, fra i più importanti dell’intero Nord Italia campeggiano ancora sul colle. Dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476, i Bizantini occupano via via buon parte della penisola. Nel 538 occupano la Liguria. Nel 582 Tiberio Maurizio potenzia le fortificazioni liguri a difesa del limes, il confine a nord che li separa dai Longobardi. Convivono ancora sul colle fortificazione e edificio cristiano. 643 d.C. I Longobardi superano il confine e invadono la parte costiera ligure bizantina. Inizia la dominazione dei Longobardi, i quali, a partire dalla fine del 600, si erano convertiti al cristianesimo portando da quel momento nelle chiese dei loro insediamenti le intitolazioni di San Michele e San Donato. Riuso del Castrum e rinnovo dell’edificio religioso. 930 d.C. Distruzione del castello e della chiesa da parte dei Saraceni. Le popolazioni locali, estenuate dalle continue incursioni e decimate dall’ultimo cruento attacco, abbandonano il sito per rifugiarsi più a nord. 950 d.C. Ripresa della presenza della popolazione nel borgo del Palatium e sul colle. 967 d.C. Nasce la Marca Aleramica. Ottone I assegna ai Marchesi Aleramici il territorio che comprende Varagine. Ripristino del Castello e dell’edificio religioso. 1150 Con lo spostamento del centro marchionale verso il mare, sulla collina di Tasca, il Castrum perde importanza e, verosimilmente, decade tutto l’insediamento sul colle, edificio religioso compreso. La chiesa verrà poi riedificata dai Cistercensi dell’abbazia di Tiglieto che, già nel 1131, possedevano terreni agricoli, grangia e mulini proprio attorno al colle del Parasio. Carlo Ruggeri
I DORIA DI VARAZZE – BREVI NOTE INERENTI UN RAMO COLLATERALE DI QUESTA GRANDE FAMIGLIA GENOVESE. La famiglia Doria ha fatto parte della antica nobiltà genovese ed è annoverata con le famiglie Spinola,Fieschi e Grimaldi fra i casati più illustri della repubblica. Secondo alcuni studiosi la famiglia trae origine da Arduino di Narbona il quale passando per Genova di ritorno da Gerusalemme nell’anno 950,vi si fermò e prese per moglie una figlia di una ostessa di casa della Volta,dove era alloggiato,nominata Orieta e da qui poi tutti i loro discendenti furono chiamati i figli D’Oria,il primo di essi si chiamò Ansaldo. Nel 1125 Martino Doria,monaco di San Fruttuoso,fu il fondatore della chiesa di San Matteo in Genova che divenne la chiesa ed il sepolcro di famiglia. Nel corso del secolo XIII la famiglia,ormai affermata e potente,cercò di espandersi fuori Genova,specialmente verso la riviera di ponente e proprio a Varazze acquistò beni e proprietà dai marchesi di Ponzone e del Bosco (feudatari dell’epoca). Non abbiamo rinvenuto riscontri documentari di questi acquisti ma sappiamo che nel 1317 il comune di Genova acquista da Corrado De Auria (Doria) proprietà e pertinenze site in Varazze,poste in castro,burgo,villis. Nel 1340 Nicolaum Antoniu De Auria vende a Simone Boccanegra,doge di Genova, (il quale voleva accentrare il controllo sul territorio),tutto quanto possiede in Varaginis e Cellare (Celle). Probabilmente il Doria è costretto a vendere tutti i possessi di natura feudale,trattenendo per sé quelli di natura strettamente personale. Nel 1357 lo stesso Nicola Antonio Doria cede a Genova la propria parte di dominio in Varazze,Celle ed Albisola che il padre suo aveva acquistato nel 1334 da alcuni eredi di Federico Malocelli. Nel corso del secolo XVI il patrimonio di famiglia fu notevolmente accresciuto mediante l’acquisizione di stabili e terreni,seguendo una costante di molte altre famiglie della nobiltà genovese che si ampliarono mediante la realizzazione di parchi,ville,giardini ed aziende agricole lungo la riviera. Il patrimonio della famiglia lo possiamo evidenziare tramite diversi atti notarili che abbiamo consultato nell’archivio “ Navalia “ dell’associazione San Donato. Anno 1683,il Magnifico Agostino Doria,appigiona a Jo.Bapta Camoirano fu Agostino,un edificio per la fabbrica di papero gruzzo (cartiera per carta straccia o grisetta da involgere), sito nel presente luogo di Varagini ubi dicitur (nel luogo detto) La Rocchetta per il canone annuo di Lire 115 di Genova.(Notaio Damezzano Domenico – Filza 1797 – Archivio di stato Savona) Nel 1732 Giuseppe Maria Doria,anche a nome dei suoi figli minori e di suo fratello Agostino,appigiona ad Agostino De Fatio e Vincenzo Baglietto,un pezzo di terra vignata ed ortiva con due case da manente, posta a Varazze nel luogo chiamato la Caminata inferiore e l’orto di Rosciano,cioè la parte che comincia dal “ rivo Arzocco” sino al viale di Sant’Isidoro che passa nella Caminata superiore. A Sant’Isidoro,protettore degli agricoltori, era dedicata una cappella campestre posta all’inizio di via Caminata superiore vicino al fabbricato dell’ex cinema Teiro; prima della sua demolizione avvenuta verso il 1915 il suo altare è stato donato alla chiesa di San Donato e ne costituisce attualmente l’altare maggiore, (Notaio De Mezzano Gius.Bartolomeo – Filza 2793 – Archivio di stato Savona) Nel 1761 la signora Geronima vedova dell’Ill.mo Sig. Agostino Doria,appigiona a Cristoforo Giusto di Domenico,un pezzo di terra vignata ed ortiva con casa da conduttore chiamata la Caminata inferiore. (Notaio De Mezano Gio. Tomaso Giuseppe – Filza 3549 – Archivio di stato Savona) Nel 1762 Giuseppe Maria Doria affitta a Paolo Rosciano fu Agostino, l’osteria del “ ponte di Teiro “ con stalla ed altri siti adiacenti per anni cinque. Il ponte nominato è il “ ponte vecchio “ che collegava le due sponde del torrente Teiro tra il borgo e l’ingresso dell’oratorio dell’Assunta da un lato con la detta osteria posta presso l’attuale “ voltino “ di via Caminata inferiore dall’altro lato.In antico la zona fungeva da posto di controllo e di esazione dazi e pedaggi in entrata ed uscita dal borgo murato. (Notaio Rossi Carlo Felice –Filza 3366 – Archivio di stato Savona) In quel periodo le finanze della famiglia non dovevano essere molto floride in quanto la stessa aveva contratto un debito di lire 3000 (tremila) di Genova verso il notaio Ottavio Maria Guastavino,per cui a garanzia la famiglia dovette ipotecare a favore del detto notaio la estesa possessione terriera della Caminata. (Notaio Guastavino Giorgio – Filza 2983 – Archivio di stato Savona) Nel 1776 il Signor Francesco Maria Doria fu Agostino, commissiona all’ingegnere cartografo Giacomo Brusco una carta topografica di Varazze ove sono segnati il Palazzo,le case,giardino e parte degli stabili di sua proprietà. Si nota che tutto il pianoro della Caminata,posto in sponda sinistra del torrente Teiro è tutto di sua proprietà,compresi i Mulinetti all’inizio della via Bianca(due mulini ed un molino da olio o gombo). Inoltre anche l’osteria del ponte (già citata) ed il Palazzo (residenza con ampio giardino), posto nei terreni dell’attuale opera salesiana. Nel 1786 l’Ill.mo Francesco Maria Doria fu Agostino appigiona a Stefano Piccone fu Giovanni,sopranominato Sacagnino,il giardino,ossia giardini di agrumi e frutta dei quali mediante muraglie resta circondato il Palazzo posto nel borghetto compresa “la fascia di fichi “ esistente al di fuori di detto giardino,dalla parte di levante,presso la torre del castello. (Notaio Bossani Pier Andrea – Filza 4105 – Archivio di stato Savona) Nel 1801 viene steso un elenco dei beni del fu Francesco Doria fu Agostino. Vi figurano il giardino ove resta il Palazzo posto fuori del borgo murato al di sopra della piazza del mercato; la possessione ortiva circondata da muraglie detta la Caminata condotta da tre manenti; altra terra ortiva ed acquativa denominata l’orto dei Ferri; due molini da macinare vettovaglie ed olivaro ossia gombo da olio posti ove dicesi ai Molinetti; un pezzo di terra boschiva dirimpetto la cappella di San Donato.(Notaio Bossani Pier Andrea –Filza 4106 – Archivio di stato Savona) Nel 1803 Massimiliano Doria fu Francesco vende le sue possessioni della Caminata a Francesco Camogli fu Bernardino.(Notaio Perata Giobatta – Filza 4730 – Archivio di stato Savona) Attorno all’anno 1950,l’ultima discendente varazzina della famiglia Doria,vende al comune di Varazze la rimanenza del terreno della Caminata per l’edificazione del nuovo plesso scolastico,tra via Recagno e via Camogli. Ernesto Renato Arri
Associazione culturale San Donato – Varazze Nuovo Consiglio Direttivo per il triennio 2017 – 2020 Presidente – Arri Ernesto Renato Vice presidente – Ruggeri Carlo Cassiere,economo – Piccardo Giacomo Segretario – Fazio Caterina (Mina) Membri del Consiglio Direttivo: Cerruti Paolo - Arri Giacinto – Arri Sara – Fazio Maddalena – Accinelli Caterina
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